Eccoci alla seconda puntata del resoconto della domenica di gare del 16 settembre. Questa volta raccontiamo com’è andata a Rabac, alla Valamar Terra Magica.
Memori della scorsa edizione, Paolo Demichele, Dean Kralj, Livio Turitto, Mattia Gustin, Giuliana Plehan e Michele Smilovich si sono iscritti alla gara Marathon che si svolge nei dintorni di Rabac, in una cornice Istriana da favola, tra sole, mare e relax… no, aspettate… relax proprio no!
In questa edizione, gli organizzatori hanno giocato una bella bischerata agli ignari atleti che si sono iscritti convinti di ritrovare il percorso dello scorso anno: il tracciato è stato portato a 51Km e il dislivello a quota 1650m (divenuti 1750 in realtà). Le previsioni di tempo di arrivo pronosticate da Dean&Co sono state completamente disattese e la gara si è rivelata essere una delle più dure di tutta la stagione, almeno su questa “breve” distanza.
Dean, che aveva ipotizzato 3 ore e 15 di gara, ha tagliato il traguardo in 3:35:04 in 17a posizione di categoria.
Livio porta a casa un podio 3° di categoria in 3:42:58, ottimo risultato se si pensa che è reduce della recentissima Stoneman.
Mario, dopo due forature, chiude in 4:16:19 in 11° posizione.
Paolo giunge provatissimo dopo 5:13:42 e termina 13° di categoria.
Michele arriva al traguardo con un cerchio da buttare dopo 5:41:17 in 27° posizione.
Giuliana è seconda di categoria in 4:13:18 tagliando il traguardo assieme a Podpecan Ana del Team Calcit.
Mattia chiude 16° in categoria Hobby 1M con il tempo di 4:26:57.
Già guardando i tempi potete farvi un’idea della durezza della gara: salite al 18% sotto il sole cocente, tratti in cui bisognava spingere a mano la bici e lunghi single track tecnici. Un tracciato da non sottovalutare per una gara UCI C3 valevole per il campionato nazionale Croato. A premiare gli atleti sul podio, niente meno che l’atleta olimpionica Jana Belomojna.
Vediamo il consueto racconto di Livio
Appena arrivati a Rabac, domenica mattina, inizio già a lamentarmi della mia stanchezza accumulata martedì alla Stoneman. Non ottenendo la sperata solidarietà, mi rassegno e mi preparo per i 40Km di gara. “Guarda che sono 51Km e 1600 metri di dislivello” – “Ma come? Ste scherzando?” – Dean conferma laconicamente con un sorriso. “Cavolo. Non ste dirghelo a Giuly che se no la me maza”. Dopo la classica rassegna di foto di gruppo e un riscaldamento praticamente nullo, ci dirigiamo alla griglia di partenza. Si parte!
Dopo i primi kilometri sento già le gambe a Kifel e comincia a sfiorarmi l’idea del ritiro. Un’idea che mi accompagnerà per tutto il tempo, combattuta dall’ignoranza intrinseca che mi contraddistingue. Mario e Dean prendono lentamente ma costantemente il largo mentre Giuly mi punta da lontano con sguardo feroce.
Dopo il primo scollinamento vedo Mario fermo per una foratura e mi ritrovo assieme a Giovanni Marassi che inizia a chiacchierare mentre io penso solo al ritiro. Lo lascio andare, per riposare gambe e orecchie. L’idea di abbandonare questa valle di lacrime e sudore e fare rotta indietro verso l’hotel con sdraio, birre e cocktail con ombrellino si fa via via più insistente. Ma io sono uno Stoneman e continuo!
Il tracciato è duro, con salite da scendere a piedi e spingere a single track con tante di quelle pietre da far cadere le piombature dai denti. Ad un certo punto supero uno… ci squadriamo faccia a faccia: “El xe vecio come mi”. Da quell’incrocio di sguardi scaturisce una sfida che durerà fino all’arrivo al traguardo. In salita mi allunga ma lo riprendo in discesa… ritorna il pensiero del ritiro… ma sono uno Stoneman… e sticazzi. Provo ad aspettare Giuly ma vedo Marassi-Ciacola li davanti. Le forze, smosse dall’orgoglio, vengono a galla dal profondo: “Bisogna puntar tutti quei che se conosi e non lasarse dar via”. Ricomincio la guerra col “vecio” Croato che nel frattempo mi affibbia il nomignolo di “Schumacher” per come mi destreggio in discesa. Entrambi sorpassiamo Giovanni che è vistosamente “cucinato” e nel finale tengo il mio avversario sotto tiro, ben sapendo che l’arrivo è in discesa.
Alla fine taglio il traguardo 3° di categoria e lui 4° (scoprirò dopo, dalla classifica, che si chiamava Zoran Peric). Termino praticamente in lacrime, non di gioia, ma della fatica. Dopo una rapida intervista con i miei compagni di squadra, raccolgo la conferma da tutti che la gara era durissima e non era tutta colpa della Stoneman di martedì.
Dean è già all’arrivo da 8 minuti, niente male. Aspetto Giuly, decisamente timoroso della tremenda vendetta femminile. Qua un “Va cagar mona de vecio” me lo prendo, come minimo. Chiedo a Giuliano Rosini e alla moglie Silvana Cherin, che sono più alti di me (non che sia difficile, con me) di farmi da scudo, ma Giuliana arriva sorridente al traguardo mano nella mano con la sua avversaria. Fiuuu. Scampato pericolo.
Dopo un pò arriva anche Mario, decisamente poco contento: ha forato due volte e la gomma è ridotta ad una “cologna di vermi”. Questa sarebbe stata veramente la sua occasione per arrivare davanti di me. Mi spiace veramente.
Dopo arrivano, nell’ordine: Mattia che ha sbattuto il ginocchio, Paolo stravolto dalla fatica e senza una tacchetta della scarpa, Michele con ruota a terra e cerchio distrutto. La moglie, che cercava invano di seguirlo in diretta sul telefonino per tutta la gara mentre Michele, per problemi di ricezione GPS, si materializzava a caso sulla rotonda di Rabac, a Piran, a Banne, a Villach.
Alla fine, tutti ci siamo detti “mai più”, tranne Dean che da oggi annovera anche questa gara nella rosa delle sue gare preferite: dopo Dolomiti Superbike, Parenzana, ora è la volta della Valamar.. con Dean.. finché morti non li separi. Ma ora tutti al mare per un “toc” ristoratore nella cornice di questo posto meraviglioso.
PS: Ma ve l’ho già detto che martedì ho fatto la Stoneman?