Sono passati un pò di giorni dalla Carso Trail di maggio e abbiamo atteso un bel pò prima di pubblicare questo articolo perché volevamo sentire le impressioni del primo finisher triestino di questa edizione: Jacopo ROVATTI.
Con un tempo record di 22 ore e 10 minuti in solitaria, Jacopo ha completato il percorso da ben 312Km e 5600 metri di dislivello che da Marina Julia si snoda lungo il Carso triestino, goriziano e sloveno. Una vera e propria prova di ultracycling che ha visto crescere il numero di partecipanti a questa seconda edizione rispetto allo scorso anno.
Altri membri MBC si sono messi alla prova in questa gara contro se stessi, perché alla fine non viene premiato alcun vincitore: Daniele Grizon, Max Conti e Andrea Pertan hanno completato il tracciato in più giorni. Jacopo invece ha scelto di percorrerlo tutto d’un fiato.
Come mai hai scelto di fare la Carso Trail senza soste?
Perchè da sempre sono stato attirato da questo genere di sfide cosiddette “strane”. A proposito, qualcuno viene a fare la gara di XC in notturna la prossima domenica?
Ecco.. abbiamo capito a che genere di “imprese strane” ti riferisci. E’ stata dura percorrere i 315km della Carso Trail?
Mi ero posto l’obiettivo di stare entro le 30 ore. Quando sono arrivato a Predjama sentivo che le gambe giravano bene, non avevo dolori, insomma mi sentivo in forma e allora ho capito che avrei potuto farcela. Se mi fossi addormentato un’ora o due mi sarei svegliato più stanco di prima, allora ho deciso di proseguire ad oltranza. Sicuramente però è stata dura! Il giorno dopo… o meglio.. la mattina del mio arrivo alle 6:50 poi ero completamente sballato dal Jet Lag!
Hai avuto supporto?
A parte un rifornimento dopo il Taiano per il resto no, solo supporto morale. L’organizzazione forniva ai partecipanti una App per il telefono per essere seguiti lungo il percorso e mio padre aveva visibilità in tempo reale di dov’ero. Questo un pò aiuta a non sentirsi soli, specie di notte quando le uniche luci che vedi sono gli occhi degli animali che ti circondano e ti scrutano tra gli alberi.
Hai avuto paura? Lo sai che la Selva di Ternova è il regno degli orsi?
In realtà no. L’unico incontro animale che ho avuto è stato con un cane randagio vicino a Nova Gorica. Stava grufolando tra la spazzatura e al mio passaggio ha iniziato a ringhiare e seguirmi, ma niente orsi. In bosco, di notte, vedevo luci in lontananza. Pensavo fossero le luci di qualche città… ma non erano luci… erano occhi… tanti occhi che mi osservavano. E’ bastato ignorarli.
Che equipaggiamento avevi?
Sono partito con la front quando già dopo i primi kilometri di rocce carsiche mi ero pentito di non essere partito con la full, ma volevo limare più peso possibile. Un zaino, tre luci, un batterypack per il Garmin e per il telefono e basta. Niente tende, sacchi a pelo o robe del genere. Come ho detto prima era nelle mie intenzioni finirla tutta d’un fiato.
Sei stato solo per tutto il viaggio?
All’inizio no. Ho fatto un bel pezzo con Fabrizio Deluisa (MBC) e un tizio in EBike che mi ha preso in simpatia. Poi però ho tirato un pò di più per poter stare nella tabella di marcia e allora ho proseguito da solo fino all’arrivo a Marina Julia.
Hai mai sbagliato strada? Come ti orientavi?
Seguivo la traccia Garmin fornita dall’organizzazione. Nonostante questo, in alcuni punti ho fatto fatica a individuare i single track giusti, complice il buio e le zone che non avevo mai visto prima (nemmeno adesso a dire il vero, visto che le ho percorse di notte). Vicino alla rocca di Monfalcone poi ho fatto una discesa bello pimpante per poi scoprire di aver sbagliato strada ed ho dovuto risalire aumentando ancora il dislivello… come se non bastasse quello da percorrere.
Hai fatto qualche foto?
Guarda… in realtà no. L’unica foto che ho fatto sul Nanos al tramonto è venuta tutta mossa… si vede che avevo il “tremàz” della fatica. Di tutta questa avventura ho solo queste 3 foto:
Fa niente Jacopo. A volte fotografare con gli occhi è sufficiente e non serve condividere per forza tutto con il mondo. L’importante è quello che hai visto e vissuto tu con i tuoi occhi, con le tue gambe e con la tua testa. Perché per concludere un’impresa simile, ci vogliono sì le gambe ma soprattutto ci vuole la testa.
Complimenti Jacopo!