Come già era successo l’altro anno nello stesso periodo (vedi Prova MTB Slavnik 80Km) anche oggi, a poche settimane dalla gara ufficiale del Taiano, un bel gruppetto MBC (better known as Livio Turitto’s team) si è riunito a Kozina per testare il percorso lungo da 81Km, tre in meno rispetto lo scorso anno.
L’ora del ritrovo originalmente era stata fissata per le 9:30 ma il giovedì sera in sede è stata anticipata dai due mattinieri del gruppo: Iure e Germani che hanno giocato sfidandosi al ribasso sull’orario, facendo letteralmente trasalire i due tardoni del gruppo Dean e Max. Complice forse il prosecco della bottiglia magnum aperta per festeggiare la presenza eccezionale di Ciro, guest star della serata, l’orario proposto stava scendendo, rilancio su rilancio, fino ad orari da insonnia patologica per poi attestarsi, dopo un patteggiamento (e magnum terminata) a un canonico “ore 9:00 a Kozina”.
E’ così che il sabato “all’alba”, Max e Dean sono giunti sbadigliando al ritrovo intermedio delle 8:30 a Draga con Mario, Iure e Mauri pronti per raggiungere il resto del gruppo a Kozina per il caffè di rito prima della partenza.
Presenti al raduno: Livio, Dean, Iure, Max, Don Matteo, Trivella family (Matteo e Sandro), Raoul e un suo amico, Fulvio, Giuliana, Peter, Erik Puma, Andrea, El Tornidor Bacilo, Mauri Germani, Piero, Andrea, Mario, Maurizio Curci e Deborah che, essendosi ricordata all’ultimo minuto di mettere le divise in lavatrice è arrivata in maglia della Haiti.
Attendiamo che Don Matteo ci benedica tutti con l’acqua santa della borraccia e poi si parte verso l’area di partenza per la foto di gruppo dove, con enorme sorpresa e felicità (degli uomini), troviamo un gruppetto di ragazze intente in una lezione di aerobica. Tronfi come pavoni ci siamo disposti in bella mostra per la foto, convinti di aver elargito una folata di virilità al pubblico danzante.
Bando alle ciance però, perché la strada è lunga e impegnativa e in tanti hanno il coprifuoco per l’ora di pranzo. Si decide di tralasciare la “Maledetta” e tagliare direttamente verso le malghe per accorciare il tracciato in modo da concentrare il giro nei dintorni di Golac, remota località al confine con la Croazia che sorge sulle pendici dei declivi della Ciceria slovena.
Partiamo in una roboante carovana polverosa su per la carrareccia spianata di recente del Taiano fino alla casupola dei cacciatori per ricompattare il gruppo e poi salire ancora fino alla prima deviazione.
Iure manifesta da subito fastidiosi problemi al cambio, Don Matteo manifesta invece da subito una esuberante e fastidiosa superiorità in salita, partendo a razzo come se fosse in gita scolastica mentre il resto del gruppo dietro arranca e sbuffa come locomotive a vapore.
Giunti alle malghe, il programma originale prevedeva la discesa diretta verso Markovščina ma Dean cambia le carte in tavola, adducendo come scusa pacchiana il fatto che qualcuno non aveva mai visto la cima del Taiano. Rinunciando al tentativo di distogliere Dean dalla sua malsana idea di affrontare la salita dalle malghe, nostro malgrado accettiamo il fato e iniziamo a spingere sulle pedivelle dietro di lui… e a Pagano.
Scopriremo in seguito che la vera strategia segreta di Capitan Dean era di sfinire Don Matteo sulle salite per poi sferrare la volata finale d’umiliazione sulla “Fastidiosa”, o sul “Dentino dolente” a fine giro. Strategia però che non ha funzionato granché.
Arrivati sotto il rifugio e smascherando le intenzioni di Dean che voleva semplicemente portarci nel suo regno, inizia (finalmente) la veloce discesa verso Skadanščina dove Livio e Sandro Trivella danno dimostrazione di come si guidi in discesa (omettiamo volutamente e stizzosamente di menzionare l’onnipresente Pagano che se la cava pure lì… mannaggia…) volando letteralmente sulle rocce.
Giungiamo a Skadanščina alle 11:00 quando avviene la prima divisione del gruppo per sforamento di orario. In 14 continueranno verso Golac mentre il resto si dirigerà verso Kozina lungo la strada asfaltata, divenuta estrema via di fuga verso la libertà, lontani dall’inferno dell’acido lattico.
Il sentiero verso Golac è un lungo vallonato di 12km tutto a saliscendi, senza salite impegnative ma comunque stancante visto il fondo sconnesso e i continui cambi di ritmo. Le riserve idriche sono ormai agli sgoccioli e la prima fontana si trova appena nei pressi dell’abitato di Golac per cui le pause vengono ridotte al minimo per affrettare l’abbeveramento del gruppo. Giusto il tempo per una foto di gruppo quando la vista finalmente si apre sul palco dei monti della Ciceria slovena che si stagliano in lontananza verso la nostra destinazione: troppo bello per non meritare uno scatto ricordo.
Arriviamo finalmente all’abbeveratoio dove vengono estratti panini e barrette dalle tasche posteriori per un rifornimento energetico in vista delle lunghe salite che ci aspetteranno tra poco. Rimane il tempo per riposare un pò le gambe. Tempo che, in gara, non ci sarà. Qualcuno inizia già a pentirsi di essersi iscritto “alla lunga” mentre Peter comincia a lamentarsi e a minare diabolicamente le nostre già flebili motivazioni dando voce ai nostri reconditi pensieri: “troppo lunga questa gara… non te volerà miga far la lunga? Fa la curta… scoltime a mi” – “Ma cosa te vol che sia dei ciooooo”. Ribatte Don Matteo: il diavolo e l’acqua santa.
Dopo esserci rifocillati e dissetati, si riprende il lungo sterrato verso la “metropoli” di Golac per poi proseguire verso Poljane dove inizierà la lunga scalata al Goli Vrh in mezzo a un bosco incontaminato. Livio e Iure, presi dall’enfasi artistica, decidono di fermarsi per un selfie ricordo sotto un albero caduto, noncuranti del gruppo che galoppava svelto: “Tanto li bechemo. Te vol metter? Ara che albero!”.
Ripartiamo in cerca del gruppo in fuga, dimenticandoci di aver già un bel pò di kilometri nelle gambe: “Albero de merda….puf puf… pant pant”. Finalmente ci riaggreghiamo e ci addentriamo nella foresta di Poljane.
Ci fermiamo per una foto nei pressi di uno spettacolare patriarca secolare che troneggia in mezzo alla foresta sfruttando l’occasione per riprendere fiato in vista della salita che non è per niente finita. Ripartiamo lungo un sentiero tempestato di rocce, dribblando radici e massi per finalmente scollinare e iniziare una breve e veloce discesa su un fondo fangoso coperto di foglie secche e massi dove abbiamo visto scorrere tutta la nostra vita davanti gli occhi! “Dean, quanta salita ancora? No, perché… mi son FINIDO!” – “Ah, ma adesso comincia appena la salita più dura” – “Perché?? questa iera morbida??”
L’ora è tarda e avendo ormai attinto a tutte le scuse possibili su whatsapp per dilazionare l’ora di rientro (gettonatissima la scusa di “quell’altro che ha forato”) Iure, Peter, l’amico innominato di Raoul e Fulvio, che ha forato davvero, prendono la scorciatoia in discesa verso Goljaki mentre il resto del gruppo intraprende l’ennesima salita che porta alle pendici spettacolari dell’Ostric.
Dopo la foto di rito per l’avvenuta conquista, finalmente si scende verso Goljaki. Lungo la strada incrociamo proprio un gruppo di volontari organizzatori della gara: “C’è Dean con voi?” – “Si.. adesso arriva” – “Ecco un paio di Lasko per voi”.
Quale ristoro migliore di questo? Bicchieri e birre Lasko fresche di frigo dopo una sfaticata del genere. Ben lieti di appartenere all’MBC “better known as the Dean Kralj’s Team”.
Si riparte percorrendo la strada dell’andata fino a Markovščina con tappa d’obbligo in bar dove Max ordina Toast e una seconda bottiglia di Lasko per recuperare i sali minerali, mentre il resto delle persone normali ordina una coca.
Si assiste all’ennesima scissione del gruppo. Gli irriducibili della selezione naturale questa volta sono Mauri, Livio, Giuliana, Mario e Max che ormai giunto alla frutta decide stoicamente di continuare il percorso di gara: “Devo allenarme e calar panza (BURP)” – “Bravo Max! Per la prima te son sulla strada giusta… per la seconda… beh… RIPARTIMO?”
Come se le salite non bastassero, da Markovščina si risale verso le famigerate malghe del Taiano… quelle di prima, ma questa volta lungo una salita in battuta di sole, senza un filo di vento. Complice la lenta digestione del toast (sicuramente non per colpa della “birra de mezzo a collo”) Max, allo stremo delle forze, protesta: “Podevi venirme a spinger, non me offendevo”.
Ma Max, come Mauri, di solito va a diesel e prende giri dopo un po di kilometri. Il problema è che a questo punto, i kilometri nella gamba era già oltre i cento, ben oltre la soglia di innesco del diesel. Così, giunti al bivio con il “Colpo di grazia”, si discute se affrontarlo e onorare il suo nome o procedere verso la libertà… in discesa… bella e dolce discesa, verso Kozina che si staglia quasi a vista.
Tutti sono stanchi ma nonostante questo si decide per la fustigazione finale. Dean e Livio partono testa a testa dandosi battaglia e attingendo alle loro, all’apparenza inesauribili energie sull’ultima salita fino allo scollinamento dove parte l’ultimo single track che scende verso il traguardo. Questo viene percorso trionfalmente tutti assieme, in una lunga via crucis di fustigazioni vere, questa volta, su braccia e gambe, visti i numerosi rami spinosi a bordo sentiero protesi quasi a voler fare il tifo per questi ciclisti in cerca della salvezza finale.
Che bel finale epico… degno di un sermone alla Don Matteo.
Come non poter terminare, allora, con questa cartolina pregna di eleganza e compostezza finale dei nostri atleti al termine della prova?
Max porta a casa 131Km, 2600m di dislivello percorsi in 7h31m e 3kg in più “de panza” (oltre a un buono pulizie domestiche per aver mancato di “sole” 3 ore l’orario di coprifuoco casalingo).
Mauri si “accontenta” di 115km e 2490m di dislivello.
Dean si ferma a “soli” 107km e 2580m
Mario 92km e 2260m
Livio e Giuly, “freschi come due rose”, con 77km e 2000m.