Come era già successo un paio di domeniche fa (vedi “La lunga marcia del Cocusso“) anche quest’oggi, alle 9:30, Basovizza è stata invasa da un’orda di testosteronici ciclisti in divisa che hanno occupato il suolo pubblico davanti il Bar delle “Rudine” obbligando gli automobilisti (una volta tanto) ad attendere il loro turno per permettere alla lunga fiumana di mettersi in moto in direzione di Sezana.
Come di consueto, la figura funesta del capogita-Filini di oggi era Dean, in sella al suo cavallo nuovo di stalla con le zampe da 29 pollici. “Bella Dean! Come te se trovi?” – “Una merda! La pesa ben 700 grammi più della ventisette e mezzo” – “Ma scusa.. cosa te ga in scarsela la de drio?” – “Un panin de crudo, un antivento, una borsa de ordegni, un pacco de fazzoletti anti diarrea, una ciave inglese, una bilancia, una banana, un per de piombi de pescador, una tenaglia, un per de ovi duri e un pennel per netar via el fango dal deragliator che me pesa” – “…..Ok Dean… partimo”.
“MULLI! Dove si va oggi? Nun me battete la fiacc’ che nun c’ho cazz’ e ve lo mett ‘n culo” – “Sempre dritto Matteo. Parti che te raggiungemo” – “YUPPI!”…e via lui. Imbocchiamo la vecchia strada provinciale che congiunge Basovizza a Sezana con l’intenzione di provare la nuova discesa da Enduro nominata “Grable” che scende dalle antenne del Zibovnik fino al sentiero “Ferrovia alta” di Merce.
Lo squadrone della morte oggi spadroneggiava più che mai sullo sterratone: i runners si scansavano impauriti dal rombo delle più di quaranta ruote grasse rotolanti sul terreno. Al nutrito gruppo MBC, oggi si sono uniti anche tre “colleghi” della Bora Multisport più alcuni ciclisti in abiti borghesi. Praticamente la fila era così lunga che quando i primi sono arrivati sulla provinciale, gli ultimi erano appena partiti dal Bar delle Rudine!
MBC presenti oggi: Dean, Iure, Bartolich, Pagano, Peter (Carli), Piero, Grizon, Minca, Manzin, Erik, Pittao, Trivella Family, DeMichele, Germani, Ciro.
Si pedala allegramente e si conversa del più e del meno fino all’imbocco del segmento che sale verso Gropada. L’intenzione è di fare il Monte dei Pini, ridiscendere e poi imboccare il sentiero del “Bagaglio” deviando sulla strada di Lokev da dove poi sale la lunga scalata al Zidovnik con le sue antenne.
Al primo scollinamento, al quale Dean arriva addirittura impennando per la troppa potenza di gambe, ci fermiamo in attesa di ricompattare il gruppo. Alcuni partono in avanscoperta intraprendendo per primi la dura rampa di cemento dello strappo finale alle antenne quando qualcuno grida qualcosa dietro: “FERMI!” – “Si… stoc@#o.. se se fermemo qua, non ripartimo più. Se vederemo in cima!”.
Pagano scende in ricognizione: è Erik che ha rotto la catena: “Ghe gavevimo dito de montarla nel verso giusto!”
Radunata la mandria, ci concediamo giusto il tempo di uno scatto per poi partire. Da qui partono le due discese da Enduro: la “Lunapark” lungo il versante Nord e la nuova “Grable” sul versante Est. Dean vuole assolutamente provare la Grable con la 29 e un pò tutti siamo curiosi di saggiare questo percorso che pochi di noi hanno già provato. Partiamo scaglionati per evitare ingorghi: Grizon in testa per manifesta superiorità, seguito da Pagano che è fremente e su di giri come sulle giostre. A seguire tutti gli altri.
Il terreno è ancora in parte coperto di neve e fango, per cui le ruote scivolano parecchio ma le sponde facilitano le curve. Evitiamo i salti e nel complesso la discesa è divertente e tecnica, assolutamente non impossibile anche per noi normo-dotati in sella a delle bici da Crosscountry.
Trivella young finisce faccia a terra consolato dai consueti pacati e amorevoli consigli paterni: “MONA! Te dovevi andar zo in piena… no rallentar sui salti come un tandùl”.
Fortunatamente niente di rotto e si può riprendere la strada verso Povir dove la Trivella family ci saluta per rientrare a casa deviando verso Sezana mentre il resto del gruppo si inerpica verso il Tabor che troneggia alle spalle di Lokev, alla conquista dei 1000 metri di dislivello giornalieri, quota ormai minima sindacale in queste uscite di gruppo del sabato mattina a ritmo gara altamente allenanti.
Pagano, in preda a un eccesso di ormoni, feroromoni, adrenalina, endorfina e anfetamina, inizia a scattare in salita, poi torna indietro, poi riparte. Dean ormai esasperato gli urla sconsolatamente le direzioni da lontano.
Giunti nei pressi della cima dello Stari Tabor, iniziamo la discesa tecnica che porta a Lokev, sfrecciando e sorpassando a più riprese in discesa. Minca finisce gomiti a terra a causa di una perdita d’aderenza del frontale: “Tutto a posto?” – “Una birra e passa tutto”.
Nel frattempo Pagano, approfittando del momento di apprensione di noi tutti nei confronti di Minca (durato 8 secondi e 4 decimi: “Te sta ben? Si? Bon, andemo”) devia verso destra e tutti noi dietro a lui come somari: “Muli… ma semo sicuri de sta strada? Vedo una rampa de lancio sospetta in lontananza” – “Venite MULLI! SEGUITEMI!” – “Ma stemo andando verso la MORTE NERA?”
Momento Wikipedia del giorno:
“Dicesi “Morte Nera”, una famigerata salita sterrata che, da dietro la famosa Jama Vilenica (Grotta di Corgnale) sale verso la cima del monte Kislica. Denominata Morte Nera per lo stato allucinatorio di morte apparente indotto ai ciclisti dalla vista della rampa che sale vertiginosamente a pendenza esponenziale lungo il declivio”
Interrompiamo il funesto intento del Pagano di salire la Morte Nera e dopo averlo coperto di insulti, facciamo dietro front in direzione di Lipizza. Manzin, nel frattempo, indice una colletta per pagare un buono completo wellness con prostitute per Matteo, al fine di calmare le sue nefaste pulsioni sadomasochistiche nei nostri confronti.
Voltiamo le bici e ci dirigiamo verso la cava di Lipizza per una foto di gruppo celebrativa della giornata ad alto tasso di aggregazione sociale. Fulvio si perde nelle retrovie a seguito di un incauto tentativo di aprire il suo zaino e arraspare un sorso di gel per recuperare il minimo di forze necessarie al ritorno. Ma niente da fare: la carovana ormai è partita a razzo e a nulla sono valse le indicazioni telefoniche: “Te va de qua, de la, poi su… zo… te giri a destra e dopo sinistra” – “Ok… se vedemo in baretto a Basovizza, metto mi i soldi per la colletta per Pagano da parte tua”.
Nella foto potete notare un arrogantissimo Pagano, detto “il disturbatore”, intento nella cernita della bici adatta per onorare il tradizionale “scatto del pisciatore” durante la posa dei colleghi ciclisti della “Bora Multisport”.
Secondo momento Wikipedia del giorno:
“Dicesi “Scatto del pisciatore” una particolare fotografia a tema ciclistico nella quale la tradizione vuole che vi sia inquadrato, generalmente in secondo campo, un atleta intento nell’espletamento della minzione mentre il resto della squadra è impegnato nella posa di gruppo”.
Sono quasi le 13:00 quando il gruppo raggiunge la base di partenza della mattina, il Bar delle “Rudine”, per un saluto ristoratore e per consegnare la colletta di Manzin a Matteo.
Qualcuno ordina una Coca, qualcuno una torta per recuperare le calorie, chi prende un caffè… ma i migliori scelgono sempre e solo il “Calimero” di fine giro.