E’ un sabato mattina di gennaio come un altro e come ogni sabato ci si incontra al solito posto: al Bar “Rudine” di Basovizza alle 9:30. Alcuni avevano già preannunciato un forfait il giorno prima, chi per infreddatura, mal di gola, chi per stanchezza cronica indotta dal troppo lavoro (un male comune). Ciò nonostante, ben in nove ci siamo incontrati all’appuntamento: Daniele Iure, Sandro The President, la Trivella Family Sandro & Matteo, Piero, Peter, il nuovo “assunto” Ieserscech, Opara e Pagano.
Già da subito si sente la mancanza di Capitan Dean che solitamente prende le redini della situazione e da buon leader guida la carovana verso destinazioni a lui (e lui solo) note. Ma quest’oggi, i galli nel pollaio sono troppi: chi propone un giro sul Golic, chi verso Sezana, chi verso il costone… insomma, le idee non sono ben chiare. Il presidente prende in mano la situazione e con un editto reale dichiara: “andemo in Liguria!”. Pagano rincalza: “ciò mulli, ma vengo proprio da la…non possiamo andare dove dice stò altro?” – indicando Iure.
Ma Sandro è perentorio: inforca la bici e punta verso Padriciano. Oggi, il ruolo di leader è ben definito e il titolo del giro di oggi sarà “Giro del Presidente”.
La comitiva sfreccia veloce e ben compatta sui sentieri che dal Sincrotrone di Basovizza portano verso l’Area di Ricerca e l’adiacente Parco Globojner. Da lì si imbocca l’antica strada romana scavata dai legionari a colpi di piccone nella viva roccia carsica del Monte Spaccato, sentiero che oggi è contrassegnato dal CAI con il numero 18. Giunti a un bivio, si sale su un raccordo a pendenza media del 15%. Iure scatta in salita con il presidente che si mette a ruota e scollina per primo. Iure, secondo, si accascia stremato: “me la ricordavo più curta!” – “Già… e adesso te purghi”.
Poco dopo giungono tutti gli altri… quasi tutti. “Ma Pagano? Piero? Ieserscech?”. “Sandro… qui la tua leadership è stata messa a repentaglio! Un gruppo di secessionisti è andato dritto! Che fare?” – “Li chiamiamo”.
In effetti sono andati dritti all’incrocio e si sono persi questa bella salita. Ci diamo appuntamento all’Obelisco e riprendiamo il sentiero che porta alle antenne: ancora salita. L’acido lattico inizia a farsi sentire, ma dopo la salita c’è sempre la discesa, in questo caso con rocce e scalini: sedere fuori sella e giù a controllare la bici e schivare massi e gradoni. La fine della discesa termina con un muretto… che però hanno rialzato di recente! Matteo Trivellino finisce faccia a terra e dopo la batosta, si becca pure i rimproveri di Big Trivella: “Mona! Te devi guardar avanti!”…In effetti, un pò di paura ce la siamo presa tutti, ma per fortuna la gioventù è fatta di gomma ed è (quasi) indistruttibile. Si riprende il percorso per giungere all’appuntamento con un Pagano scalpitante.
“Ciù mullli! Ma dov’eravate? Vi aspettiamo da ore!” – “Dopo ti spieghiamo. Vai Matteo, guida tu adesso” – “No no… io mi metto in fondo adesso e vi seguo, manco pò ‘u cazz”.
Il gruppo ricompattato si inerpica su per la Strada Stefania che corre parallela alla Strada Vicentina, detta “Napoleonica”, che è notoriamente interdetta alle bici. Se la vista della città dal sentiero di Monte Spaccato era bellissima, da qui diventa fenomenale: Miramare, il Molo Cedas, il Faro della Vittoria. Avremmo scattato foto a non finire se non fosse che la salita è abbastanza impegnativa e oggi hanno tutti il demonio nelle gambe: gli unici scatti consentiti sono quelli in salita.
Tra scatti, controscatti, slalom tra gli alberi, Pagano, da fanalino di coda, si porta a condurre il gruppo: sente nell’aria che ci stiamo avvicinando alle sue terre, ai suoi sentieri: “Questa è casa mia! Qui vivo io!” – “Si Matteo… se senti dall’accento che te son proprio de qua!”.
Dopo numerose deviazioni, sfrecciamo veloci passando il “Segnale fisso di mira” nascosto tra gli alberi, quasi senza neanche accorgercene.
Questo cippo veniva utilizzato nella seconda metà dell’800 per determinare il preciso Nord Geografico puntandolo dalla Specola situata in cima al Palazzo Biserini che, all’epoca, era sede del primo osservatorio astronomico cittadino.
Un pò di storia di Trieste che sfreccia veloce mentre il gruppo giunge al Tempio Mariano di Monte Grisa. Pagano, da nuovo leader del gruppo, intima a tutti di abbassare la voce e rallentare. Imbocchiamo un single track decisamente divertente e ci buttiamo dietro ad un ululante Pagano: “YAHUUUU!”…E chi lo ferma più?.
Ci raduniamo ai piedi della Vedetta Italia perché una foto di gruppo è assolutamente d’obbligo. Una gentile ragazza escursionista si offre di immortalarci per i posteri.
Riprendiamo il sentiero tecnico in discesa, facendo slalom tra le rocce sporgenti e le radici, seguendo a orecchio gli urli di Pagano in lontananza.
Sbuchiamo in strada, alla fine della Napoleonica, giusto il tempo per ricompattare il gruppo e riprendere un altro sentiero che ci porta sul ciglio del costone carsico, a ridosso delle rocce a picco sulla città sottostante. Una vista che si fa di volta in volta sempre più emozionante. Pagano posa orgoglioso sulle sue terre.
Piero è visibilmente contento del giro, avendo ripetuto almeno un centinaio di volte la frase “Che figo questo giro!”. Noi tutti gli diamo ragione perché in effetti, una volta tanto, abbiamo battuto una zona che non frequentiamo spesso. Ci riferiamo, ovviamente, a chi proviene dalla zona “sud-est” della città che predilige l’altopiano carsico della zona Cocusso-Taiano-Ciceria, mentre gli “autoctoni” della zona di Opicina, ovviamente, sono di casa su questi sentieri. Cosa che Pagano non ha smesso di farci notare: “Qui dietro abito io! Questi percorsi li faccio ad occhi chiusi ormai”.
Si riparte, ma dopo poche decine di metri, il gruppo si rompe nuovamente. “Dove sono finiti Sandro e Ieserscech?”. Urge la seconda telefonata. Evidentemente, circolare per queste zone esotiche ci confonde, ci porta a perdere l’orientamento e non riusciamo a districarci attraverso il “labirinto” di strade della metropoli di Prosecco. Tant’è che ci diamo appuntamento davanti alla (ex) pizzeria Nove Sorelle (erano nove?).
Ieserscech ci saluta e il gruppo riprende la lunga marcia attraverso il Bosco Fornace e il Bosco San Primo. Piero rimarca il fatto che “questo giro è proprio figo”. Sbuchiamo a Santa Croce e Lorenzo Opara si porta in testa, al fianco di Pagano a guidare la carovana. Siamo passati da “Giro del Presidente” a “Giro del Pagano” e ora siamo sul “Giro dell’Opara”. Piero fa notare che questo ormai è diventato “El giro de tutti….ma comunque un giro figo”.
Puntiamo verso Prepotto lungo sentieri in pieno stile Mangia E Bevi. Ormai le salite assassine sono finite, ma non per questo il percorso è meno duro. Siamo su terreno carsico, dove le rocce che spuntano dal terreno sono la normalità. Infatti Trivellino fora… o per meglio dire… taglia il copertone, mentre Trivella senjor incalza nuovamente: “Mona! Te devi tegnir ben i ordegni…ara che manca una vida qua”.
Matteo monta la camera d’aria e si riprende il tragitto di ritorno. Ci si sta avvicinando all’ora X: l’ora in cui termina il bonus che le mogli concedono agli ammogliati e che solitamente coincide con le 13:00 massimo 13:30. Infatti iniziano i primi squilli di telefono prontamente ignorati.
A Opicina ci si saluta, chi con un caffè chi, alla ricerca di zuccheri, con una coca cola o un succo. E’ ora di prendere strade diverse, tornare a casa e tirare le somme di questo giro nelle terre del Pagano, iniziato come Giro del Presidente e terminato come Giro di Tutti.